Carnalita'

Carnalità – 15/30 gennaio 2005 – galleria GARD – Roma


Artisti: Norma Ascencio, Francesca De Angelis, Massimo Matteucci, Agatino Raciti. 

Curatrici: Marina Zatta, Sonia Mazzoli


Fin dal titolo di quest'esposizione si desume la tematica affrontata. La carnalità presente nella progettualità espositiva viene rappresentata dai quattro artisti in modi diversi ma complementari.

Quattro poetiche che ruotano intorno ai corpi, quasi esclusivamente femminili, ma con uno sguardo all'espressione maschile  della sensualità.

Quattro visioni/visionarie legate alla parte maggiormente ancestrale del linguaggio umano, dell'esprimesi corporale: la comunicazione dei corpi, la rappresentazione del sesso.

Corpi, espressi, narrati, artisticamente sintetizzati, raccolti e esposti, in opere che sono vetrine della gestualità, della materialità del corpo.

Corpi oggettivi e soggettivi, lineari e contorti, carnosi e ascetici, che mostrano i muscoli tesi, o si abbandonano negligentemente.

Corpi dipinti.

Corpi raccontati.

Corpi carnali.

Percorsi Labirintici

Pubblicazione del libro Percorsi Labirintici, Poesie pubblicate in Internet e illustrate dalle
Detenute del carcere Femminile di Rebibbia – maggio 2005

Poeti: Dorinda Di Prossimo, Elena Scalvinoni, Gianluca D. Gualano, Guido Giacomo Gattai, Mssimo Zanini, Simona Pedullà, Antonio Fontana, Cristina Gallina, Raffaele Castelli, Pamela Cento, Jessica Bertoni, Pierpaolo Sedda, Roberta Liciardi, Paola Ronzoni, Alessia Silva

Curatrice: Marina Zatta

Il progetto vede la  selezione di alcuni poeti, tutti pubblicati su siti Internet, per la pubblicazione di 2 testi poetici, inseriti in una raccolta di poesie.

Le poesie sono scritte per l’occasione, e pensate come una lettera dedicata ad una detenuta, con il fine di dialogare poeticamente con una carcerata. Alle detenute viene chiesto di realizzare le illustrazioni alle poesie pensate per loro. I Poeti non conoscono le detenute, né la loro storia, quindi il testo poetico non si riferisce a una vicenda specifica, ma alla condizione universale della reclusione. La peculiarità del progetto è l’interazione con alcune detenute del carcere romano di Rebibbia, alle quali le poesie sono indirizzate, con la voglia di creare un rapporto/dialogo, basato su linguaggi artistici, che colleghi il mondo recluso dalle gabbie carcerarie ed il mondo “imprigionato” nella rete di Internet, entrambi a nostro avviso bisognosi di espandersi al di là dei limiti delle sbarre e del virtuale per ri-appropriarsi del reale. La scelta dei toni del dialogo poetico è assolutamente libera. Alle poesie le detenute “rispondono” attraverso il linguaggio pittorico, creando delle illustrazioni che vengono stampate all'interno del libro.

Le Vie del'Astrazione

Le Vie dell'Astrazione, mostra itinerante
7/20 maggio 2005 – Museo Storico della Fanteria – Roma
30 giugno/7 settembre 2005 – galleria GARD – Roma


Artisti Museo Storico della Fanteria: Marco Antonio Abbagnara, Cosimo Allera, Alessio Ancillai, Branimir Antonov, Andrea Artusi, Pietro Bellani, Marcello Brizzi, Ariela Böhm, Daria Calvelli, Maria Cecilia, Camozzi, Fabrizio Falchetto, Enzo Fasoli, Marino Iotti, Christine Jorgen, Giacono Lusso, Giovanni Mangiacapra, Davide Marzulli, Marco Minguzzi, Riccardo Natili, Giulio Orioli, Arcangela Parisi, Pierpaolo Parogni, Francesco Pasca, Gianluca Piaccione, Franco Pompei, Manilio Prignano, Gerardo Russo, Ugo Salerno, Lidia Scalzo, Francesco Servin, Marcello Trabucco, Oriano Zampieri, Enrico Zingaretti.

Artisti galleria GARD: Cosimo Allera, Branimir Antonov, Daria Calvelli, Mirta De Simoni, Giacomo Lusso, Nanni Menetti, Marco Minguzzi, Franco Pompei, Ugo Salerno.

Curatrice: Marina Zatta

Testi critici: Carla Melandri – Arcangela Parisi

Nel dépliant che illustra gli intenti della mostra, Carla Melandri ci ricorda che Malevic, parlando della propria poetica, dichiarava: “Io ho distrutto il cerchio dell’orizzonte e sono fuggito dal cerchio delle cose. Riprodurre oggetti cari e piccoli angoli della natura è fare proprio come un ladro che è estasiato dalle proprie gambe nei ceppi”. La forza di questa raffigurazione ci fa capire quanto intenso fosse nell'animo dei grandi ricercatori del primo astrattismo il desiderio di fuggire dalla visione dell’arte come rappresentazione del reale vissuta come galera, recinto limitativo dell’espressione dell’artista. Queste tesi si andarono sempre più rafforzando nel l'élite del mondo culturale del ‘900, tanto che Kandinsky arrivò a sostenere che “l’oggetto nuoce all'arte”. Evolvendosi su questi sentieri l’arte del XX secolo ha continuato a viaggiare sui binari di una sperimentazione che ha infranto regole creandone di nuove per infrangerle ancora ed ancora.

Questa mostra, in quest’ottica, riesce ad essere rassicurante, poiché ritroviamo, in molte delle opere esposte, la capacità tecnica propria della pittura e della scultura i cui linguaggi sono decodificabili con la conoscenza delle avanguardie dei primi sessant'anni del ‘900.  Ciò non toglie che ciascuno degli artisti esposti mostri una propria ricerca individuale, il tentativo di tracciare un nuovo percorso che si dirama, come un nuovo germoglio, da quella grande pianta ormai centenaria dell’astrattismo storico. Tra più di trenta espositori voglio segnalare la presenza di Branimir Antonov, artista bulgaro presente con alcune opere monocrome di grande intensità visiva estrapolate dal ciclo “Trasparenze”; il lavoro di Antonov è elaborato su una personale ricerca materica tendente a creare un gioco di sfumature raggiunte non solo attraverso l’utilizzo del colore ma anche con l’uso della materia che imprime una propria caratterizzazione all'opera. I lavori presenti in questa mostra sono elaborati sperimentando diverse tonalità di bianco e avorio, una scelta stilistica fortemente sintetica, oltre che raffinata, che da l’idea di una vetta raggiunta al termine di un lungo cammino di ricerca; si intravedono infatti dietro la semplicità del tutto bianco, nella forza luminosa di queste opere, gli anni trascorsi da Antonov a riflettere sul significato profondo delle ricerche astratte, sul senso della semplificazione, del togliere anziché aggiungere allo scopo di raggiungere una drammaticità di maggiore espressività. Creare un excursus, dichiaratamente non esaustivo, sulle ultime forme di ricerca di un linguaggio pittorico entrato oramai a far parte della storia dell’arte era l’intento dichiarato dagli organizzatori ed è stato ampiamente raggiunto. L’immagine simbolo che Marina Zatta ha scelto per questa mostra è un famosissimo quadro di Paul Klee dal titolo “Strada principale e strade secondarie”, una scelta non casuale che vuole sottolineare come un’idea forte e rivoluzionaria possa creare infinite diramazioni che stimolano ed accrescono la ricerca artistica anche a distanza di decenni.
Arcangela Parisi

Sottosuoli

Sottosuoli – Mendicanti e Barboni
Metropolitana Piazza Santa Maria del Soccorso 29 Dicembre 2005
Metropolitana Piramide 6/12 Febbraio 2006 – Roma
Autobus Atac itinerante nelle scuole elementari e medie del V Municipio
27/31 marzo 2006– Roma

Artisti: Marco Antonio Abbagnara, Alessio Ancillai, Daria Calvelli, Alessandro Caruso, Pamela Cento, Luigi Del Greco, Pablo Echaurren, Alexander Jakhnagiev, Sonia Mazzoli, Renato Meneghetti, Ezia Mitolo, Pier Paolo Parogni, Remo Suprani

Organizzazione e Direzione Artistica: Marina Zatta
Patrocini: Regione Lazio, Comune di Roma V e XI Municipio
Partner:  Met.Ro Metropolitana di Roma S.p.A., Atac S.p.A.


L’iniziativa si divide in due settori, la prima parte, centrata sui Mendicanti della città, tratta della possibilità di acquistare simbolicamente, per pochi euro, pezzi delle vite dei mendicanti, comperando i cartelli con i quali chiedono le elemosine. E’ questo un finto gesto di carità, che toglie fingendo di dare; in seguito, i cartelli comperati sono stati inseriti in dodici opere d’arte, simboleggiando la possibile trasformazione di vite “da poco” in oggetti di culto sociale, le opere d’arte, attraverso la manipolazione intellettuale.

La seconda parte integra l’idea coinvolgendo i Barboni della città: l’artista ha realizzato una performance con sei barboni ognuno dei quali, dietro un piccolo compenso, si è sdraiato su un telo ed ha assunto diverse posizioni: ogni posizione è stata tracciata, “rubando” metaforicamente la loro “ombra”, l’impronta del loro corpo, stesa a terra come le sagome, prese dalla Polizia, dei morti assassinati Queste tele sono state rimaneggiate artisticamente, elevando ad opere d’arte dei corpi umani che la nostra società generalmente dequalifica.  Queste impronte sono state esposte in terra, mettendo i passanti nella condizione di “calpestare” le sagome dei barboni, così come la società calpesta nella realtà queste vite con la sua indifferenza quotidiana.

L’esposizione delle opere realizzate è itinerante, prevista in spazi di transito, metropolitane, autobus, scuole, che colleghino la visione dell’evento ad un pubblico inconsapevole, di passaggio, così come Mendicanti e Barboni attraversano le nostre realtà quotidiane. Un’esposizione realizzata all'esterno degli spazi consacrati all'arte diventa simbolica. La Mostra si espande quindi sul territorio attraverso le fermate della Metro B di Santa Maria del Soccorso e di Piramide, e due autobus dell’Atac che si sposteranno per 15 giorni all'interno del V Municipio per  coinvolgere le Scuole Elementari e Media del territorio.

Le Ombre dei Maestri

Le Ombre dei Maestri – 13/20 dicembre 2004 –
stazioni Metro: Tiburtina, Monti Tiburtini, Pietralata, Santa Maria del Soccorso, Rebibbia Roma

Artisti: Alexander Jakhanagiev, con la collaborazione di: Ugo Attardi, Ennio Calabria, Bruno Ceccobelli, Stefano Di Stasio, Baldo Diodato, Pablo Echaurren, Umberto Fiorentino, Alessandro Kokocinski, Citto Maselli, Gillo Pontecorvo, Salvatore Provino, Fabio Zeppetella

Organizzatrice e Direzione Artistica: Marina Zatta
Patrocinio: V Municipio del Comune di Roma

Le Ombre dei Maestri è un progetto tendente a coinvolgere, in una performance di pittura interattiva, alcune figure simboliche del mondo urbano. L’idea base orbita intorno al coinvolgimento di intellettuali che influenzano il mondo del pensiero contemporaneo, pittori, musicisti, registi cinematografici, e prevede l’interazione tra i maestri e un giovane artista, creando così una comunicazione che sviluppa una riflessione di entrambi sul proprio ruolo. L’ombra è metaforicamente il segno del maestro nella storia, ma allo stesso tempo è una presenza attiva; il maestro si muove sulla tela scegliendo quale forma imprimervi, e diviene così al contempo parte della storia, con la propria impronta ferma e definita, e parte dell’oggi, con un movimento di instabile evoluzione. In questo modo si vuole simbolicamente creare lo spunto per una riflessione sull'attualità intellettuale dell’opera dei maestri nel loro interagire con le nuove generazioni e nella storia. L’intera operazione viene registrata e fotografata per realizzare due documentari, video e fotografico, che verranno esposti insieme alle opere, come presenza concettuale per veicolare la trasposizione dalla realtà alla tela. Con l’esposizione al pubblico del video e delle foto si vuole rendere completa la finalità di trasmettere all'utenza il significato primario dell’operazione, che è quello di portare la testimonianza dell’attualità del sociale e della vitalità dell’operare artistico, nell'interagire con le nuove generazioni e nella storia.  Nella giornata d’inaugurazione della mostra è previsto un momento performativo teatrale, curato per la regia da Roberto de Robertis, centrato sul coinvolgimento del pubblico. Gli attori si fingeranno semplici spettatori della mostra e faranno commenti coinvolgendo i passanti. Durante l’inaugurazione verrà realizzata una tela corale, con la collaborazione delle Scuole Elementari del territorio del V Municipio,  e con la presenza di alcuni maestri che hanno preso parte all'iniziativa.

Corrispondenze

 Corrispondenze - 24 ottobre – 8 novembre 2003 – galleria Gard – Roma


Artisi:
L’elenco e’ ordinato a coppie, che rispecchiano gli abbinamenti collaborativi; per chiarezza il primo nome e’ sempre quello dell’artista “famoso”, il secondo del “recluso”. I reclusi dell’O.P.G. Di Castiglione delle Stiviere (Mn) chiesero di mantenere l’anonimato e i loro nomi e cognomi sono sostituiti dalla sola iniziale.

Enrico Castellani/Nicola Valentino - Gianfranco Baruchello/Domenico Giglio
Elisa Montessori/Loris Tonino Paroli - Stefano Di Stasio/Giuseppe Scirocco
Pablo Echaurren/Claudio Piunti - Alberto Zanazzo/Annunziata Francola
Massimo Petrucci/Kaja - Claudio Adami/Liliana Mastropasqua Nicola Carrino/Monika Menichova
Paolo Cotani/ Paola Sarlo - Piero Gilardi/Maria Pia Jona Lasinio
Tommaso Cascella/Nicola Fanizzi - Nanni Balestrini/Alessandro Borelli
Gianfranco D’Alonzo/Enzo Di Franco - Sergio Lombardo/Edoardo Penna
Mauro Folci/Luciano Mascitti - Hossein Golba/Pippo H. - Eva Marisaldi/Remo L.
Corrado Levi/Pinuccia N. - Getulio Alviani/Carmen T.
Dino Ferruzzi/Maria C. - Pasquale Campanella/Franca S.

Curatrice: Marina Zatta

Patrocinio: Comune di Roma – XI Municipio

Corrispondenze è stata progettata nel 1994 da Marina Zatta e Claudia Gagliardi, all’epoca collaboratrici e fondatrici dell’Ass. Cult. “LiberaMente”, insieme all’artista Pablo Echaurren e si svolse con la collaborazione del detenuto politico Renato Curcio.

L’idea scaturì dalla voglia di far incontrare linguaggi pittorici provenienti da diverse realtà sociali: quelli nati all'interno della consacrazione del mondo dell’arte e quelli nati in situazioni di reclusione, sia carcerarie che manicomiali.

Sin dall'inizio i curatori dell’iniziativa avvertirono il rischio di cadere nello sfruttamento intellettuale del dolore altrui e sentirono la necessità di creare dei paletti all'interno dei quali questo rischio fosse reso nullo. Presero quindi la decisione di impostare tutta l’operazione sul piano del “gioco”, anziché  su quello della “serietà”, e decisero che lo scambio ed il confronto tra i due linguaggi avrebbero dovuto essere inseriti in un meccanismo che doveva rendere disponibili tutti i partecipanti a mettersi in gioco.
Crearono quindi un meccanismo semplice nella sua progettazione, ma complesso sul piano della messa in discussione psicologica; su uno stesso foglio avrebbero lavorato a quattro mani un pittore recluso ed uno libero e famoso, riconosciuto socialmente nel suo ruolo di creatore d’arte.
Così come quando scriviamo una lettera, attraverso il tono che scegliamo di usare determiniamo la risposta dell’altro, in questo gioco che passava attraverso i linguaggi pittorici, ciascuno aveva l’opportunità di scegliere, attraverso il discorso iniziale, il “tono” del “dialogo” ma non poteva in alcun modo sottrarsi alla “risposta” che avrebbe provocato.

Nacquero, giocando a Corrispondenze, 44 opere su carta, realizzate da 22 notissimi artisti relazionati con 22 persone ospiti delle realtà carcerarie di Rebibbia maschile, femminile e della terza casa circondariale, del carcere veneziano della Giudecca, dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere, del Centro di Salute Mentale della U.S.L. 23 di Napoli.

Arke'

Arkè – 15/29 nov 2003 – galleria GARD – Roma


Artisti: Marcello Brizzi, Luigi Del Greco, Pier Paolo Parogni, Bruno Zaffanella

Curatrice: Marina Zatta

Patrocinio: Comune di Roma – XI Municipio


Il titolo dell'esposizione tende a sottolineare un fattore comune dei quattro artisti espositori, una poetica della narrazione legata al senso primordiale del sentire umano, la riscoperta del DNA ancestrale del vissuto umano.

Gli archetipi che aleggiano nella nostra memoria originale, radici estetiche che si esprimono fin dal principio della narrazione artistica dell'uomo, vengono in questa mostra riscoperte e di-svelate in una rivisitazione attuale dell'esprimersi dei linguaggi artistici attuali.

Marcello Brizzi ritrova un sentimento del colore che si esprime con la naturalezza del gesto, con il lasciarsi andare al movimento che l'artista imprime sulla tela. Una poetica che,  nell'interpretazione visiva del proprio istinto coloristico determinata dall'artista, ritrova le radici del sentire primordiale dell'uomo di fronte al colore. Un colore e un gesto personali dell'artista, ma al contempo universali nell'espressione dell'istintività umana. 

Luigi Del Greco lavora su un segno arcaico, legato ad una formula coloristica di grande effetto, estremamente ricercata. I grafismi utilizzati nelle opere esposte da Del Greco, hanno un evidentemente riferimento ai segni delle grotte primordiali, in cui l'uomo preistorico imprimeva le sue sensazioni del mondo che lo circondava. Segni rielaborati dall'artista attraverso un raffinato esprimere l'astrazione contemporanea.

Pierpaolo Parogni, unico scultore in mostra,  ci regala segni esili, realizzati con il materiale ferroso dei cantieri, che si rifanno alle narrazioni essenziali dei primi linguaggi umani. In modo complementare l'artista realizza con dei grandi legni, presi nella loro naturalezza compositiva della tridimensionalità, delle sculture che sono esse stesse un concentrato della scultura ambientale che la natura crea intorno a noi; legni presi e rispettati totalmente dall'artista, che li tratta con materiali esteticamente trasparenti, per renderli eterni e integrali nella loro genuina poetica.

Bruno Zaffanella riscopre al contempo colore e materia dei primi esperimenti di tessitura creati dall'uomo. Rielaborazioni tratte dal sapore africano di tessuti intrecciati manualmente, su telai antichi e originali, provenienti dal sentire umano che si evolve nell'esigenza del coprirsi, del celare la propria corporalità, nel solco sottile che separa il ripararsi dagli elementi della natura, dal vergognarsi della propria nudità. Questo diverso atteggiamento nei confronti del proprio corpo, scandirà il tempo nei rapporti sociali dell'uomo, variando nei secoli e segnando il confine del rapporto tra il sé e l'altro. 

Racconti d'Evasione

Pubblicazione del libro Racconti d’Evasione,
Racconti pubblicati in Internet e illustrati da Detenuti/e del carcere Femminile di Rebibbia e dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere – gennaio 2002

Autori: Daniela Colucci, Danila Comastri Montanari, Franco Santamaria, Luigi Colombo, Mauro Righi, Raffaele Gambigliani, Zoccoli, Tristano Cassandra, Vittorio Baccelli, Simone Maria Navarra, Marco Peri

Curatrice: Marina Zatta

Il progetto vede la  selezione di alcuni scrittori, tutti pubblicati su siti Internet, per la pubblicazione di racconti, inseriti in una raccolta.

I racconti sono scritti per l’occasione pensati come linguaggio letterario che si insinua attraverso le sbarre detentive per arrivare a dialogare con i detenuti. L’iniziativa si arricchisce di valori sociali per la collaborazione ottenuta dall'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere e dalla struttura del carcere romano di Rebibbia Femminile.  Alle detenute viene chiesto di realizzare le illustrazioni dei racconti. Gli scrittori non conoscono le detenute, né la loro storia, quindi i racconti non si riferiscono a vicende specifiche, ma alla condizione universale della reclusione. L’idea di far illustrare i racconti da persone inserite in un progetto rieducativo, cui quest'esperienza potrà offrire un momento di contatto con la realtà esterna e la possibilità di relazionare il loro lavoro creativo con quello di persone libere e considerate “normali”, in un rapporto assolutamente paritario sul piano della dignità espressiva, ha molto entusiasmato gli scrittori, che hanno scritto delle opere di particolare suggestione poetica. Questi lavori, oltre ad essere giudicati da Marina Zatta sul piano letterario, sono stati sottoposti al giudizio terapeutico degli operatori sociali, per non correre il rischio di generare, nei delicati equilibri psichici dei reclusi, dei momenti di turbamento.

Elaborazioni d'arte Metropolitana

Elaborazioni d’arte Metropolitana – 20/25 febbraio 2001 
Carcere Femminile di Rebibbia – Roma


Artisti: Daniela Coco, Elisabeth Frolet, Tommaso Petillo, Nicola Rettino, Francesco Schietroma

Curatrice: Marina Zatta

Patrocinio: Comune di Roma – V Municipio


Soqquadro esplicita con questa mostra la mission che si è data nel suo Statuto: correlare tra loro l’Arte con il Sociale. L’esposizione è stata infatti progettata per il Carcere Femminile di Rebibbia, con l’intento di creare una relazione diretta tra le detenute, le opere d’arte e gli artisti.

Le opere esposte sono state selezionate tra i linguaggi degli artisti che maggiormente si avvicinano a una relazione con la Metropoli vista sotto un profilo narrativo esplicito e di forte impatto della visione del disagio etico, sociale, estetico, delle città.

Questo il testo critico: Etimologicamente “disagio” significa “mancanza di vicinanza”, “assenza di comodità”. Questa mostra sembra perseguire un obbiettivo: esprimere sentieri percorsi da spiriti all’addiaccio; figure che sostano. Rimangono dove sanno stare.

Lo spazio vivo di duplicità. Contrasti che non cercano soluzione. Interno ed esterno, margine e centro si cercano lungo diversi punti di fuga. L’arte contemporanea mostra difficoltà di movimento.
Non a caso quattro partecipanti formano un gruppo il cui nome recita: ”ArtRosi”.
L’arte è a disagio: con il pubblico che la osserva, con le forme che dovrebbero animarla. Allo stesso tempo l’arte può servire a trovare vie d’uscita. L’espressione può essere una via d’emergenza da seguire secondo pulsioni interiori verso la nascita di nuove storie.
Il problema è emergere: andare oltre lo sfogo e arrivare al di là di una crisi che la nostra epoca sembra riconoscere solo a stento. Riuscire a rendere il disagio non solo il punto di partenza, ma l’orizzonte di un processo formativo: una molla che dopo lo scatto non ritorna al punto di partenza ma vibra per nuove forme di tensione. Ecco il fascino del tema: da un lato il disagio nasce dalla pervasività di forme di vita in autentiche, dall’altro rischia esso stesso di perdersi in semplice insoddisfazione.
E’ possibile trovare vie d’emergenza?
Necessaria è la pratica, la scienza artigianale del saper fare. Qualunque sia l’obbiettivo, fondamentale è la ricerca di una strada, complessa, forse tortuosa, ma non per questo insensata.
La fatica diviene  allora il perno di un centro dinamico che non persegue mete poiché mira alla scelta di un percorso.
Durante la navigazione, la tensione è rivolta allo scioglimento di nodi. Trovare aria al di là del groppo alla gola e del chiasmo oculare. Vivere il disagio per sciogliere gli stereotipi sociale, per esistere alla propria latitudine. Se rimarrà qualcosa di irrisolto, potrò servire poiché si sarà tra firmato in velocità. Il nodo non sarà più intrigo ma solo unità di misura.

Importante è provare realmente, prendere posizione.
Credo che ciascuno, vedendo questi lavori possa sentire e comprendere quanto e come questa sia stato fatto.
Marco Mazzeo